At the XLVII congress of AISS-Italian Association for Semiotic Studies

NeMoSanctI is participating to the XLVII congress of AISS-Italian Association for Semiotic Studies, L’enunciazione e le immagini (‘Enunciation and Images’), which will take place in Siena from Friday 25 to Sunday 27 October, 2019, with a panel of its own.

The panel, entitled Enunciazione tra religione e scienza (‘Enunciation between Religion and Science’) and chaired by Francesca Polacci, will take place on Saturday 26, October, 2019, at the “Teatrino” of Accademia Chigiana, Siena, from 11.00 AM to 13.00 PM.

NeMoSanctI members Ponzo, Galofaro, Vissio, and Marino, will be joined by two other distinguished scholars in the field of semiotics and religious semiotics: Tatsuma Padoan (University College Cork) and Alessandra Pozzo (Centre National de la Recherche Scientifique, Paris).

Here you can find the titles and full abstracts of the papers.

Francesco Galofaro, Le stimmate di Padre Pio: enunciazione medica e mistica. 

Gabriele Marino, Forme del sacro e orme del vero. Questioni enunciative nel dibattito sindonologico.

Tatsuma Padoan, Glossolalie visive: la fotografia spiritica tra scienza e religione.

Jenny Ponzo, Istanze enunciative nell’iconografia multimediale dei santi-scienziati.

Alessandra Pozzo, La sfera divina e le sue proiezioni nascoste nello spazio sacro rinascimentale.

Gabriele Vissio, Figure dell’iniziazione umana. Il ruolo della santità nella religione positivista di Auguste Comte.


L’ENUNCIAZIONE VISIVA E LE SUE ISTANZE
TRA DISCORSO SCIENTIFICO E DISCORSO RELIGIOSO
 
Nella cultura occidentale moderna e contemporanea si incontra sovente un’opposizione binaria tra discorso scientifico e religioso. Di fatto, mentre queste due tipologie di discorso non sono né totalmente antitetiche né mutualmente riducibili, danno luogo a una complessa rete di relazioni. Questo panel si focalizza su uno dei nodi di questa rete, ossia gli incontri e gli scontri tra discorso scientifico e discorso religioso dal punto di vista dell’enunciazione visiva. Tratto comune degli interventi sarà quindi l’esplorazione della frontiera tra i due discorsi, molto meno netta di quanto si potrebbe pensare. È possibile mostrare come alcuni oggetti di discorso e le relative modalità enunciative migrino tra i due, ridefinendo le relazioni reciproche: il discorso scientifico e la filosofia della scienza si appropriano a volte delle modalità enunciative del discorso religioso (come fece ad esempio Auguste Comte quando fondò la sua “religione positivista”, ricorrendo però in alcuni casi a stilemi dell’iconografia cristiana), o tentano di sottrargli oggetti di discorso per sottoporli al vaglio della propria indagine – riti, spiriti, sindoni, stimmate – senza mai fornire una riduzione definitiva del loro senso alle proprie categorie interpretative. Allo stesso tempo, il metodo e lo stile enunciativo e argomentativo della scienza si fanno strada nel discorso religioso, si pensi ad esempio alla verifica “scientifica” dei miracoli nelle cause di canonizzazione dei santi cattolici, nei cui atti si ritrovano a volte fotografie finalizzate a documentare misteriosi segni sui corpi santi che i medici consultori sono chiamati a interpretare. Sono inoltre possibili sovrapposizioni, quando ad esempio gli architetti semantizzano gli spazi articolandoli in sacro e profano sulla base di competenze matematiche e astronomiche, o quando chi occupa la posizione di enunciatore, a propria volta enunciato in un video, è in grado di assumere su di sé tanto il ruolo tematico dello scienziato quanto quello del santo, armonizzando criteri di veridizione che appartengono a entrambi i discorsi. Dal punto di vista metodologico, gli interventi offrono tre principali spunti di riflessione. In primo luogo, ciascun genere discorsivo mette in forma il reale producendo una specifica ontologia regionale (Husserl); l’analisi del discorso scientifico usato come strumento di interpretazione del discorso mistico dimostra chiaramente una sovrapponibilità solo parziale tra tali ontologie, specie quando oggetto del discorso scientifico è il corpo stesso del mistico inteso come un enunciato. In questi casi, ciò che è osservato presuppone un’istanza di osservazione che gli conferisce un valore di volta in volta differente (Marsciani). In secondo luogo, in semiotiche come quella architettonica o musicale, l’effetto dell’enunciazione viene trasmesso da alcune componenti visive e spaziali in base a un codice tecnico e scientifico che rimane implicito, riuscendo però a convogliare una precisa idea del sacro anche a chi non ne comprende i meccanismi enunciativi. Questo può essere uno spunto per riflettere sulle due accezioni di enunciazione (Manetti): come procedura di conversione dalle strutture astratte alla loro realizzazione testuale concreta, da un lato, e dall’altro come atto inquadrato entro una semiotica della comunicazione. In terzo luogo, nel testo fotografico o video, il soggetto in posa – che si tratti ad esempio di uno scienziato, di un santo, o di una grande personalità – collabora all’enunciazione. Benveniste distingue esplicitamente tra soggetto e persona e ciò ci spinge a riflettere sull’agentività di questi soggetti enunciati, sulle marche che volontariamente o meno lasciano nell’enunciato, sul contrasto tra la funzione emotiva (Jakobson) data dall’esibizione della loro soggettività e l’impersonalità tanto del medium quanto del discorso scientifico, da essi enunciato o di cui essi sono oggetto.
 
 
Le stimmate di Padre Pio: enunciazione medica e mistica
Francesco Galofaro, Università degli Studi di Torino; Centro Universitario Bolognese di Etnosemiotica
 
Secondo De Certeau l’enunciazione mistica è il luogo di una de-soggettivazione: il mistico mette a disposizione il proprio corpo per l’espressione del divino, sacrificando ciò che gli è proprio e il posto che la lingua usualmente riserva all’Io. Al contrario, il referto medico si esprime secondo modalità oggettivanti (Benveniste):utilizzando la terza persona e il tempo presente, l’enunciazione medica è situata in un luogo appositamente allestito dal medico perché la malattia possa trovare la propria espressione. I due regimi di enunciazione entrano in conflitto nel caso delle stimmate: il caso di Padre Pio è di particolare interesse perché, negli anni immediatamente successivi alla loro comparsa (1918), vengono osservate in più occasioni da cinque tra medici e psichiatri. In tre casi ci sono pervenuti i referti, che non concordano sull’aspetto né sulla diagnosi o sull’origine delle lesioni che riscontrano. La polemica si estende oltre la morte di Padre Pio: gli atti del processo di canonizzazione riportano le discussioni di autorevoli medico-patologi, neuropsichiatri, oltre che di coloro che ebbero in cura Padre Pio come paziente negli ultimi anni della sua vita. Come vedremo, il dibattito contemporaneo sui referti impiega anche foto d’epoca e i radiogrammi delle mani, realizzati quando Padre Pio era in tarda età, e dunque coinvolge il tema dell’immagine medica e della sua traduzione intersemiotica. Mostreremo come il conflitto interno al discorso medico e psichiatrico abbia origine dal fatto che esso è chiamato a esprimersi su una questione che sfugge al suo sistema del contenuto: le lesioni non sono né normali né patologiche; in quanto via d’uscita dalla categoria (Marsciani) questo termine neutro permette ad alcuni medici di pronunciarsi circa l’origine naturale/soprannaturale delle lesioni. Un secondo elemento di interesse è dato dal fatto che anche i medici convinti dell’origine soprannaturale delle stimmate ricorrono a spiegazioni materialiste nel polemizzare sul corretto impiego del metalinguaggio e del ragionamento diagnostico, sulle competenze e sulle credenze che influenzano la stessa percezione dell’enunciatore; quel che il referto non coglie è che il corpo, in quanto discorso mistico, si fa ricettacolo di segni che rinviano inesauribilmente a un Altro, a un Altrove, a un senso che non si lascia racchiudere in un’interpretazione definitiva perché costantemente alterabile e alterato.
 
Bibliografia
Benveniste, É. (1971) Problemi di linguistica generale, Milano: Saggiatore.
Benveniste, É. (1985) Problemi di linguistica generale II, Milano, Saggiatore.
De Certeau, M. (2005) ‘Il linguaggio alterato’, in La scrittura dell’Altro, Milano: Raffaello Cortina.
De Certeau, M. (2013) La Fable Mystique, 2, XVIe-XVIIe siècle, Paris: Gallimard (tr. it. Fabula mistica XVI – XVII secolo, II, Milano: Jaca Book, 2016).
Galofaro, F. (2005) ‘Interpretare le lastre’, in G. Marrone (ed.) Il discorso della salute. Verso una sociosemiotica medica, Meltemi, Roma.
Galofaro, F. (2006) ‘Dal reperto al referto. Traduzione intersemiotica nella diagnostica per immagini’, in Pititto e Venezia (eds.) Tradurre e Comprendere, Roma: Aracne.
Marsciani, F. (1988) ‘Il neutro e la neutralizzazione in Husserl’, in SemioticTheory and Practice, Amsterdam: Mouton de Gruyter.
Marsciani, F. (2014) ‘À propos de quelques questions inactuelles en théorie de la signification’, Actes Sémiotiques 117 (on line).
 
Nota biografica
Francesco Galofaro è dottore di ricerca in Semiotica. Fa parte del gruppo di ricercatori delprogetto ERC NeMoSanctI; è componente del Centro Universitario Bolognese di Etnosemiotica (CUBE). Tra le sue pubblicazioni: Eluana Englaro, la contesa sulla fine della vita, Meltemi, 2009; Dopo Gerico: i nuovi spazi della cura psichiatrica, Bologna (2016); con Paola Donatiello e Gerardo Ienna ha curato Il senso della tecnica: saggi su Bachelard, Esculapio (2017).
 
 
Forme del sacro e orme del vero — Questioni enunciative nel dibattito sindonologico
Gabriele Marino, Università degli Studi di Torino
 
A ben vedere, tutta la discussione lato sensu sindonologica ruota attorno a questioni che sono squisitamente enunciative (in che modo ci si dà ciò che si ha da vedere) e plastiche (soprattutto nel senso poietico-materico inteso da autori quali Fontanille e Basso). Ossia, ruota attorno alla volontà e alla possibilità di verificare lo statuto segnico dell’immagine tramandataci dal telo custodito a Torino dal 1578: si tratta di un indice (è la traccia di un corpo; e se sì, di quale corpo e di che natura), di un’icona (è una rappresentazione), di un simbolo (e se sì, di cosa) o altro ancora? Dall’inizio del XX secolo, il dibattito sull’autenticità della Sindone è stato sostanzialmente abbandonato dal discorso strictosensu religioso (e, tanto più, da quello teologico) ed è stato invece preso in carico, in toto, dal discorso scientifico: dai suoi delegati (ottici, biologi, chimici, fisici, medici, archeologi, antropologi, storici, storici dell’arte, psicologi, informatici; Google Scholar restituisce oggi 9.440 risultati per “Shroud of Turin”) e dai suoi sedicenti tali (giornalisti e amatori di vario tipo; era un fotografo dilettante colui che per primo ebbe modo di fotografarla nel 1898, Secondo Pia). Tutte queste figure enunciatorie si inseriscono nel medesimo circuito discorsivo, quello della scienza, appunto, avendo tutte abbracciato le forme di quel genere discorsivo e tutte avendo ricercato, in una serrata dialettica tra visivo, visibile e invisibile, ora i dettagli (attanti informatori quali tracce ematiche, pigmentarie, monetine, pollini, polveri, inscrizioni), ora le tecniche autenticative (datazioni su basi documentali, iconografiche, fisiche, chimiche) attraverso cui proverbialmente disvelare il diavolo (oppure, letteralmente, Dio). Il valore indicale della Sindone, così fortemente affermato da chi la vuole come la più sacra delle reliquie (il sudario in cui fu avvolto il corpo di Gesù Cristo dopo la morte sulla croce), così ben sottolineato da Didi-Huberman nei suoi studi sull’impronta (paradossale “anacronismo”), consentirebbe di ottenere una visione aptica (Riegl, Wöllflin, Maldiney, Marks), prensiva (Deleuze e Guattari; si veda anche l’inglobamento reliquiario di cui parla Leone), tale per cui il soggetto scopico possa beneficiare di un hic et nunc impossibile e che pure appare dato, testimoniato, in una forma di ripresentificazione (Husserl). Indice — e quindi traccia — sì: ma assolutamente atipica, sui generis; a confermare quella che sarebbe la natura acheropita (“non toccata, non generata da mano [umana]”, come si vuole per le icone cristiano-ortodosse) di quella immagine/non-immagine. Seguendo Barthes, la Sindone rappresenterebbe il prototipo utopico della fotografia al suo massimo potenziale semiotico, in quanto presenza di un’assenza: “resurrezione” di quell’istante unico e irripetibile, “teatro morto della Morte” ma, allo stesso tempo, immagine del desiderio e sua manifestazione iperauratica.
 
Bibliografia
Barthes, Roland, 1980, La chambre claire : Note sur la photographie, Paris, Gallimard.
Basso, Pierluigi e Dondero, Maria Giulia, 2006, a cura, Semiotica della fotografia: investigazioni teoriche e pratiche d’analisi, Rimini, Guaraldi.
Basso, Pierluigi, 2004, Protonarratività e lettura figurativa dell’enunciazione plastica, “Versus” 88-89: 163-189.
Calabrese, Omar e Bettini, Maurizio, 2002, “La Sindone alla prova del fuoco”, in BizzarraMente: eccentrici e stravaganti dal mondo antico alla modernità, Milano, Feltrinelli, pp. 89-92.
Didi-Huberman, Georges, 1984, The Index of the Absent Wound (Monograph on a Stain), “October” Vol. 29, Summer: 63-81.
Didi-Huberman, Georges, 1990, Devant l’image: Question posée aux fin d’une histoire de l’art, Paris, Les Editions de Minuit ; Eng. trans. 2005, Confronting Images: Questioning the Ends of a Certain History of Art, University Park, The Pennsylvania State University Press.
Didi-Huberman, Georges, 2008, La ressemblance par contact :Archéologie, anachronisme et modernité de l’empreinte, Paris, Edition duMinuit (ristampa accresciuta del saggio contenuto nel catalogo della mostra L’empreinte organizzata presso il Centre Pompidou di Parigi da Georges Didi-Huberman e DedierSemin, 1997); tr. it. 2009, La somiglianza per contatto. Archeologia, anacronismo e modernità dell’impronta, Torino, Bollati Boringhieri.
Dondero, Maria Giulia e Fontanille, Jacques, 2012, Des images à problèmes. Le sens du visuel à l’épreuve de l’image scientifique, Limoges, Pulim; Eng. trans. The Semiotic Challenge of Scientific Images: A Test Case for Visual Meaning, Ottawa, Legas.
Dondero, Maria Giulia, 2007, Fotografare il sacro. Indagini semiotiche, Roma, Meltemi.
Eco, Umberto, Augé, Marc e Didi-Huberman, Georges, 2015, La forza delle immagini, Milano, FrancoAngeli.
Fabbri, Paolo, 2000, “Eseguire la Sindone”, in Molteni, Federico, a cura, La memoria di Cristo. Le copie della Sindone: verità di fede storica, Siena, Protagon Editori Toscani, disponibile all’URL: paolofabbri.it/eseguire-la-sindone.
Fontanille, Jacques, 2004, Soma et Séma : Figures du corps, Paris, Maisonneuve & Larose.
Geimer, Peter, 2010, Bilder aus Versehen: eine Geschichte fotografischer Erscheinungen, Hamburg, Philo Fine Arts; Eng. trans. Inadvertent Images: A History of Photographic Apparitions, Chicago and London, The University of Chicago Press Chicago and London.
La Matina, Marcello, 2004, Cronosensitività: una teoria per lo studio filosofico dei linguaggi, Roma, Carocci, pp. 138-148.
Latour, Bruno e Fabbri, Paolo, 1977, La rhétorique de la science : pouvoir et devoir dans un article de science exacte, « Actes de la recherche en sciences sociales », Année 1977, Volume 13, Numéro 1 : 81-95 ; tr. It. “La retorica della scienza”, in Fabbri, Paolo e Marrone, Gianfranco, a cura, 2000, Semiotica in nuce, Volume primo: I fondamenti e l’epistemologia strutturale, Roma, Meltemi, pp. 260-279.
Leone, Massimo, 2013, “Semiotica dell’inglobamento: Il caso dei reliquiari”, in Acquarelli, ‎Luca, Cogo, Michele e Tancini, ‎Francesca, a cura, Il peritesto visivo: copertine e altre strategie di presentazione, Roma, Edizioni Nuova Cultura, pp. 100-110.
Lingua, Graziano, 2011, “Le achiropite e i fondamenti della teoria dell’immagine cristiana”, in Monaci Castagno, Adele, a cura, Sacre impronte e oggetti «non fatti da mano d’uomo» nelle religioni, Alessandria, Edizioni dell’Orso, pp. 113-128.
Nicolotti, Andrea, 2015, Sindone: storia e leggende di una reliquia controversa, Torino, Einaudi.
 
Nota biografica
Gabriele Marino, semiologo, laurea a Palermo e dottorato a Torino, si è occupato principalmente di musica, comunicazione online, progettazione e marketing digitale, lavorando con istituti universitari (IAAD, IED), di ricerca (Pomilio, Episteme) e aziende (Google-ETO). Tra le sue pubblicazioni: il saggio sul giornalismo musicale Britney canta Manson e altri capolavori (Crac, 2011) e la curatela del numero di “Lexia” dedicato alla Viralità online (n. 25-26, 2018; con Mattia Thibault). Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università di Torino, all’interno del progetto ERC “NeMoSanctI: New Models of Sanctity in Italy”, e insegna “Teorie della comunicazione e dei linguaggi” presso lo IUSVE di Mestre. Sito: gabrielemarino.it.
 
 
Glossolalie visive: la fotografia spiritica tra scienza e religione
TatsumaPadoan, University College Cork
 
Correva l’anno 1895, quando Ferdinand de Saussure, allora già professore a Ginevra, venne chiamato da ThéodoreFlournoy, docente di psicologia presso la stessa università, per esaminare un curioso caso di possessione spiritica. Il caso in questione riguardava una ragazza, nota con lo pseudonimo di Hélène Smith (1861-1929), che aveva attirato l’attenzione di vari studiosi a causa delle sue attività paranormali, che si manifestavano in stato di trance e di sonnambulismo, e che vennero al tempo esaminate sotto l’etichetta della “glossolalia” (Pozzo 2013). Il motivo di tale richiesta, risiedeva nel fatto che durante le sue sedute la medium Smith, oltre ad affermare di trasmettere parole, grafie e immagini provenienti dal pianeta Marte, era anche in grado di parlare in una lingua molto simile al sanscrito, a lei sconosciuta ma di cui il fondatore della semiologia era riconosciuto esperto. Il coinvolgimento di Saussure in tale caso di possessione, oltre a essere stato ben documentato dallo stesso Flournoy (1900) e dal contemporaneo Victor Henry (1901), divenne oggetto di numerosi commenti, da Roman Jakobson a TzvetanTodorov, e da Michel de Certeau a Paolo Fabbri. In particolare de Certeau (1980), riprendendo le analisi di Saussure, arriva a definire più in generale il fenomeno della glossolalia come la costruzione di un luogo vocale di circolazione del senso, come un neutro linguistico (“non è una tra le lingue reali, né una né l’altra”) o transizione tra un “non poter dire” e un “poter dire”, la cui funzione è “istituire uno spazio di enunciazione”, e la cui efficacia pragmatica spinge a proseguirne la traiettoria modale attraverso un fare interpretativo. Pochi anni più tardi, nel 1905, un altro gruppo di scienziati e studiosi di fama internazionale, come i coniugi Pierre e Marie Curie, assieme ad altri tre futuri premi Nobel come il fisico Jean BaptistePerrin, il fisiologo Charles Richet e il filosofo Henri Bergson, cominciavano a riunirsi in un appartamento in Boulevard Saint-Germain, a Parigi, per studiare una famosa medium di origini italiane, Eusapia Palladino (1854-1918), le cui possessioni e attività paranormali avevano attirato l’attenzione del mondo scientifico. Cosa interessante, per tali ricercatori, il caso Palladino andava studiato non tanto per smascherarne un eventuale aspetto di magia o trucco, ma come possibile esplorazione paranormale dei confini della scienza stessa. Così, rispetto all’opposizione moderna tra Scienza e Religione, vista nei termini di contrarietà, si profilava per alcuni dei massimi esponenti del pensiero scientifico di quegli anni una posizione complementare alla Scienza, giocata dal Paranormale, e una ad essa contraddittoria, ricoperta invece dalla Magia. Nel presente intervento, si esploreranno tali temi attraverso l’esame di un corpus fotografico comprendente questo e altri casi analoghi, per poi soffermarsi maggiormente sulla produzione di William Mumler (1832-1884), primo esempio di fotografia spiritica. Traducendo in termini visivi l’idea di de Certeau di transizione glossolalica dal silenzio alla parola giocante su un termine neutro, si analizzerà tale corpus come forma di glossolalia visiva – in cui la fotografia spiritica inaugura uno spazio sospeso tra non-vita e non-morte, segnando il passaggio tra l’invisibile e il visibile, l’aldilà e l’aldiquà del mondo e della rappresentazione, e in cui le figure spettrali dai contorni indefiniti, ritratte assieme ai vivi, marcano il movimento stesso dell’enunciazione visiva e del suo far-essere, mettendo in crisi e al contempo fondando lo statuto dell’immagine.
 
Bibliografia
Certeau, Michel de, Utopies vocales: glossolalies, in “Traverses”, 20, 1980, pp. 26-37.
Flournoy, Théodore, De Indes à la planète Mars, C. Eggimann, Genève 1900.
Henry, Victor, Le langage martien, J. Maison-Neuve, Paris 1901.
Pozzo, Alessandra, La glossolalie en Occident, Les Belles Lettres, Paris 2013.
 
Nota biografica
TatsumaPadoan, semiologo e antropologo, è Lecturer in Religions of East Asia presso il Dept. of Study of Religions della University College Cork, e collabora come ResearchFellow presso la SOAS University of London, e con il Dipartimento di Antropologia dell’Università di Osaka. Si occupa dello studio di fenomeni religiosi contemporanei, in particolare il pellegrinaggio, l’ascetismo, la categoria di rituale e la possessione, e della relazione tra semiotica, etnografia e scienze sociali, in riferimento anche alle politiche dello spazio urbano e alle pratiche di design. Tra le sue pubblicazioni più recenti:Etnografia e semiotica: su divinità, asceti, pietre, e altri soggetti recalcitranti, in A. M. Lorusso, G. Ferraro, R. Finocchi, a cura, Il metodo semiotico, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2018; e con F. Sedda, Sémiotique et anthropologie, in A. Biglari, N. Roelens, a cura, Sémiotique en interface, Kimé, Paris 2018.
 
 
Istanze enunciative nell’iconografia multimedialedei santi-scienziati
Jenny Ponzo, Università degli Studi di Torino
 
Nonostante nella cultura contemporanea religione e scienza tendano ad essere pensate come regimi di enunciazione diversi, basati su diversi criteri di veridizione (Latour), tra il discorso scientifico e quello religioso esistono vari punti di contatto. Uno di questi è identificabile con le strategie comunicative e retoriche mediante le quali vengono rappresentati i rispettivi protagonisti. Se da una parte il discorso secolare su scienziati e inventori si serve con una certa frequenza di motivi agiografici e martiriali (Ortoleva), dall’altra, almeno nel mondo cattolico, la recente politica di canonizzazione attuata dalla Chiesa indica chiaramente un’intenzione di armonizzazione tra il discorso religioso e quello scientifico. L’analisi di un campione di fotografie e video relativi a scienziati canonizzati o attualmente oggetto di una causa di canonizzazionedimostra che nella rappresentazione di questi personaggi il discorso religioso e quello scientifico vengono fatti coincidere: il soggetto enunciante ed enunciato nel testo funziona come avatar in cui si fondono diverse istanze enunciative, ossia come una “arci-istanza” (dove il prefisso “arci”, come ci ricorda Fontanille parlando di “arci-attanti” enunciativi, indica sincretismo). Tale fusione tra enunciazione scientifica e religiosa verrà prima studiata mediante le marche che lascia nell’enunciato, poi considerata nel quadro del contesto socio-culturale in cui si inserisce. L’uso di foto e video di santi si inscrive inoltre in una più vasta tendenza della Chiesa ad interagire con i nuovi mezzi e con le forme della comunicazione profana (Violi e Cosenza, Lorusso e Peverini). La rappresentazione dei santi è senza dubbio uno dei campi in cui l’impatto della fotografia e del video sull’immaginario religioso è più evidente (Caliò, Dondero). Poiché il santo cattolico diventa effettivamente tale mediante una sanzione ufficiale che può avvenire solo dopo la morte,fotografia e video possono diventare documenti strategici nell’elaborazione e trasmissione dell’istanza e del messaggio del santo: da una parte consentono a chi consciamente persegue un ideale di santità di creare un’istanza enunciativa – un’immagine di sé – efficace, mettendosi “in posa” davanti all’obiettivo; dall’altra forniscono ai devoti-enunciatari segni iconici e indicali che danno loro l’impressione di poter conoscere in modo più “realistico” che nel passato i personaggi che venerano (Ferraro).
 
Bibliografia
Caliò T. (a cura di) (2019, in corso di pubblicazione), Santi in posa: l’influsso della fotografia sull’immaginario religioso. Roma: Viella.
Dondero M.G. (2008), “Il sacro approssimato: la fotografia artistica e devozionale” in N. Dusi e G. Marrone (a cura di), Destini del sacro. Discorso religioso e semiotica della cultura. Roma: Meltemi, pp. 129-142.
Ferraro G. (a cura di) (1992), Rappresentazione visiva e realtà, “Quaderni di ricerche semiotiche”, 4.
Fontanille J. (1989), Les espaces subjectives. Introduction à la sémiotique de l’observateur.Paris: Hachette.
Latour B. (2001), “Piccola filosofia dell’enunciazione” in P. Fabbri e G. Marrone, Semiotica in nuce. Roma:Meltemi, vol. II, pp. 64-77.
Latour B. (2012), Enquete sur les modes d’existence: une anthropologie des modernes. Paris: La Découverte.
Lorusso A.M. e Peverini P. (a cura di) (2017), Il racconto di Francesco: la comunicazione del papa nell’era della connessione globale. Roma: LUISS University Press.
Ortoleva P. (2019), Miti a bassa intensità. Racconti, media, vita quotidiana. Torino: Einaudi.
Violi P. e Cosenza G. (2008), “Papi, madonne, rockstar: dal sacro al profano, e ritorno” in N. Dusi e G. Marrone (a cura di), Destini del sacro. Discorso religioso e semiotica della cultura. Roma: Meltemi, pp. 173-202.
 
Nota biografica
Jenny Ponzo è Professoressa associata in semiotica presso l’Università di Torino e la Principal Investigator di un progetto di ricerca intitolato “NeMoSanctI – New Models of Sanctity in Italy” finanziato dall’ERC (EuropeanResearchCouncilStarting Grant n. No 757314, 2018-2022, www.nemosancti.eu). Attualmente è Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione e Culture dei Media presso l’ateneo torinese. In passato ha condotto attività di ricerca e di didattica presso l’Università di Losanna (Svizzera) e la Ludwig-Maximilians-UniversityMunich (Germania). I suoi interessi di ricerca rientrano soprattutto nell’ambito della semiotica della religione e della letteratura. Ha pubblicato tre monografie, di cui la più recente è intitolata “ReligiousNarratives in Italian Literature after the Second Vatican Council: a Semiotic Analysis” (De Gruyter, 2019).
 
 
La sfera divina e le sue proiezioni nascoste nello spazio sacro rinascimentale.
Alessandra Pozzo, CNRS
 
Il libro di Rudolf Wittkover “Principi architettonici nell’età dell’umanesimo” studia degli artifici progettuali che hanno rivoluzionato il modello di parecchi edifici sacri del primo Rinascimento. Queste pratiche furono adottate e teorizzate anche da architetti famosi come Andrea Palladio, Leon Battista Alberti e Filippo Brunelleschi. Le loro speculazioni non si limitarono a convocare diverse discipline come l’armonia musicale e l’astronomia per raggiungere degli obiettivi progettuali, ma, per elevarne lo statuto, le collegarono ai principi della matematica pitagorica, codificando un nuovo modo di concepire l’architettura. Gli effetti di queste speculazioni interessano quasi esclusivamente la costruzione e l’organizzazione di spazi sacri, chiese e cappelle che risultano strutturati ispirandosi a una teologia specifica. Il codice architettonico e il suo senso teologico restano però privati e inaccessibili a chi fruisce dello spazio. In questo modo si realizza una curiosa esperienza dell’edificio religioso, calcolato nelle sue proporzioni per permettere un’esperienza spirituale a cui però il fedele, ignaro, non può accedere. Questa situazione non è insolita nella storia dell’architettura, basti pensare al velo di impenetrabilità che circondava le tecniche esoteriche dei costruttori di cattedrali romaniche e gotiche del medioevo e, ancor prima, degli edifici antichi. La relazione proposta esaminerà i modi di produzione segnica inerenti allo sviluppo incrociato di una teologia e di un’antropologia dell’edificio sacro rinascimentale cosi progettato, con qualche accenno alle tradizioni architettoniche più antiche e ad altre pratiche artistiche esoteriche contemporanee.
 
Bibliografia
Alberti Leon Battista, De re aedificatoria, tr. Cosimo Bartoli, Milano, 1833.
Carpo, Mario, La maschera e il modello. Teoria architettonica ed evangelismo nell’Extraordinario libro di Sebastiano Serlio (1551), Jaca Book, 1993.
Eco Umberto, I limiti dell’interpretazione, Bompiani, Milano, 1990.  
Eco Umberto, Trattato di semiotica generale, Bompiani, Milano, 1975.      
Firpo, Massimo, Gli affreschi di Pontormo a San Lorenzo. Eresia, politica e cultura nella Firenze di Cosimo I, Einaudi, 1997.
Marco Vitruvio Pollione, De architectura, tr. Berardo Galliani, Napoli, 1790. 
Serlio Sebastiano, Tutte l’opere d’architettura et prospetiva di Sebastiano Serlio, Venezia, Giacomo de Franceschi, 1619.   
Wittkower, Rudolph, Principi architettonici nell’età dell’umanesimo, Einaudi, 1964-2007 (ArchitecturalPrinciples in the Age of Humanism, 1949).

Nota biografica
Dopo aver tenuto un seminario sui linguaggi criptici all’Ecoledes Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi dal 2009 al 2015, Alessandra Pozzo è attualmente ricercatrice in Scienze del Linguaggio al “Laboratoire d’Etudes sur les Monothéismes”, UMR 8584, CNRS-PSL a Parigi – Campus CNRS di Villejuif. Il suo progetto di ricerca verte sulla comunicazione segreta e sulla dissimulazione nelle sue svariate forme. Ha studiato precedentemente due linguaggi senza parole: il grammelot e la glossolalia. Tra le altre pubblicazioni, è autore di Grrr…grammelot. Parlare senza parole. Dai primi balbettii al grammelot di Dario Fo, presso le edizioni Clueb e in Francia di La Glossolalie en Occident, presso le edizioni Les Belles Lettres.  
 
 
Figure dell’iniziazione umana. Il ruolo della santità nella religione positivista di Auguste Comte
Gabriele Vissio, Università degli Studi di Torino
 
Nella parte finale della propria vita, dagli anni Cinquanta del XIX secolo, Auguste Comte, il padre del Positivismo francese, elabora una profonda revisione del proprio pensiero, in cui l’elemento religioso assume un nuovo ruolo, e giunge a immaginare e progettare una vera e propria “religion positive”. La religione positivista è una Religione dell’Umanità e, in tal senso, del tutto atea e laicista. Nel Catéchisme positiviste ouSommaire Exposition de la religionuniverselle (1852) e nel relativo Calendrier positiviste Comte stabilisce e fissa i principali elementi della nuova religione, sia dal punto di vista del contenuto morale e dottrinario, sia dal punto di vista pratico e liturgico. Per quanto la religione comtiana non abbia mai incontrato un grande successo di pubblico, essa sopravvive ancora oggi (specie in alcune piccole comunità brasiliane) e rappresenta uno dei primi e più radicali tentativi di fondare una religione priva di riferimento a Dio, se non come a un’idea transitoria. Inaspettatamente, proprio in una religione atea, scientista e laicista, assistiamo al recupero di una figura dell’immaginario religioso cristiano – il santo – che non di rado è intesa come espressione di folklore e di religiosità popolare. Questo recupero avviene, per altro, secondo una forma testuale, quella del dialogo tra un maestro e una discepola, di lunga tradizione nella storia della filosofia occidentale, in cui il ricorso all’embrayage (Greimas) e ad elementi enunciativi di carattere mimetico (Genette) concorrono efficacemente a coinvolgere il destinatario in un percorso “pedagogico”, che in questo caso intreccia elementi di religiosità popolare e tradizionale con il quadro dottrinario e concettuale della religione scientifica. Inoltre, la proposta del modello di santità positivista passa anche attraverso un altro genere testuale fortemente mimetico, vale a dire l’icona o il ritratto, particolarmente presente all’interno del tempio positivista – luogo di culto di cui permangono ancora oggi alcuni esempi – secondo uno schema che muove direttamente dal Catéchisme e, in particolare, dalla struttura del Calendrier elaborata da Comte. Il presente intervento intende dunque analizzare la nozione di “santità positivista” così come si esprime sia in testi verbali sia in testi visivi. L’analisi, sull’esempio di autori come Schapiro e sulla base di altri studi di semiotica figurativa, confronterà la figura di santo che viene tracciata nel Catéchisme positiviste, con un corpus di testi visivi. Ne emergerà il profilo di una figura, quella del santo della religione positivista, dotata di un ruolo centrale nel processo di costruzione della nuova religione ed enunciata mediante il ricorso a elementi che rimandano chiaramente alle figure classiche della santità cristiana.
 
Bibliografia
J.-F. Braunstein, La philosophie de la Médecine d’Auguste Comte. Vaches carnivores, vierge mère et morts-vivants, PUF, Paris 2009
G. Canguilhem, “Histoire des religions et histoire des sciences dans la théorie du fétichisme chez Auguste Comte”, in Id., Études d’histoire et de philosophie des sciences, Vrin, Paris 1968
Comte, Catéchisme positiviste, Edition du Sandre, Paris 2009
–, Cours de philosophie positive I, Hermann, Paris 1998
–, Discours sur l’esprit positif, Vrin, Paris 2009
–, Physique sociale. Cours de philosophie positive léçons 46 à 60, Hermann, Paris 1975
G. Genette, Figure III, Einaudi, Torino 1976
J. Greimas, “Semiotica figurativa e semiotica plastica”, in P. Fabbri – G.Morrone (a cura di), Semiotica in nuce, Meltemi, Milano 2002, pp.196-210
G. Lingua, L’icona, l’idolo e la guerra delle immagini. Questioni di teoriaed etica dell’immagine nel cristianesimo, Medusa, San Giorgio a Cremano2006
G. Manetti, L’enunciazione. Dalla svolta comunicativa ai nuovi media,Mondadori, Milano 2008
Petit, Le Système d’Auguste Comte. De la science à la religion par laphilosophie, Vrin, Paris 2016
M. Shapyro, Parole e immagini. La lettera e il simbolo nell’illustrazione diun testo, Pratiche, Parma 1985
J.-C. Wartelle, L’Héritage d’Auguste Comte. Histoire de l’Eglise positiviste(1849-1946), L’Harmattan, Paris 2001
 
Nota biografica
Gabriele Vissio ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Université Paris 1 –  Panthéon-Sorbonne e presso l’Università di Torino (Consorzio FINO). I suoi interessi di ricerca riguardano la filosofia francese contemporanea, l’épistémologie historique e il rapporto tra le scienze e altri discorsi di sapere. Dal 2019 è membro del gruppo di ricerca del progetto NeMoSanctI presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. 

What is NeMoSanctI?

 

NeMoSanctI is a research project carried out at the University of Turin. It studies how models of sanctity have changed after the Second Vatican Council. To this end, it applies a pioneering methodology based on semiotic theory to a wide corpus of normative, judicial, and narrative texts.

This project has received funding from the European Research Council (ERC) under the European Union’s Horizon 2020 research and innovation programme (grant agreement No 757314).